Dopo una lunga estate di trattative, Russell Westbrook ha finalmente trovato una nuova casa in NBA. Il nove volte All-Star e MVP del 2017 ha infatti firmato un contratto con i Sacramento Kings, come annunciato dal suo agente Jeff Schwartz di Excel Sports Management.
A 36 anni (37 a novembre), Westbrook si prepara così a disputare la sua 18ª stagione nella lega, questa volta con un ruolo di veterano all’interno di una squadra ambiziosa.
L’accordo è un contratto annuale al minimo salariale per veterani (3,6 milioni di dollari), e l’ex Nuggets dovrebbe unirsi ufficialmente ai Kings entro fine settimana. Nonostante l’età, Westbrook rappresenta un’aggiunta di grande valore per Sacramento, che nella scorsa stagione è stata 28ª per punti e 29ª per assist dalla panchina: esattamente due aree in cui l’esperienza e l’energia di Russ possono fare la differenza.
Il legame con la franchigia californiana non nasce dal nulla. Westbrook ha già rapporti di stima e amicizia con Domantas Sabonis, DeMar DeRozan e Zach LaVine, e conosce bene anche il general manager Scott Perry e l’allenatore Doug Christie, due figure che hanno spinto per portarlo a Sacramento.
Reduce da una stagione solida a Denver, dove ha giocato 75 partite (36 da titolare) con 13.3 punti, 6.1 assist, 4.9 rimbalzi e 1.4 recuperi di media tirando col 44,9% dal campo, Westbrook ha anche registrato il miglior dato in carriera sulle conclusioni da due punti (52%). Negli ultimi tre anni ha accettato con umiltà il ruolo di sesto uomo, chiudendo sempre nella Top 10 per il premio di Sixth Man of the Year.
Con oltre 26.000 punti e 10.000 assist quasi in tasca, Westbrook continua a riscrivere la storia: è già il giocatore con più triple doppie (203) nella storia NBA, e gli mancano solo 506 punti per superare Oscar Robertson come miglior realizzatore di sempre tra i playmaker.
Dopo le esperienze a Houston, Washington, Los Angeles (Lakers e Clippers) e Denver, quella di Sacramento sarà la settima maglia della carriera di uno dei giocatori più elettrizzanti della sua generazione. I Kings, dal canto loro, sperano che la grinta e l’etica del lavoro di Westbrook possano contagiare un gruppo giovane e aiutarli a tornare ai playoff con continuità.