Colpo di scena in Colorado: i Denver Nuggets hanno sollevato dall’incarico l’head coach Michael Malone e il general manager Calvin Booth, a pochi giorni dalla fine della regular season. A guidare la squadra per il resto della stagione sarà David Adelman, ex vice di Malone e ora promosso a capo allenatore ad interim.
Una decisione che sorprende per tempismo e contesto: Malone e Booth erano le menti dietro al titolo NBA conquistato nel 2023, il primo nella storia della franchigia. Eppure, il recente crollo dei Nuggets – reduci da quattro sconfitte consecutive – li ha messi a rischio play-in, e ha portato la dirigenza a un clamoroso scossone.
I segnali di crisi erano sotto gli occhi di tutti: Nikola Jokic, tre volte MVP e cuore pulsante della squadra, ha provato a tenere insieme i pezzi durante l’ennesima assenza di Jamal Murray, fermo da cinque partite per un problema ai muscoli posteriori della coscia (hamstring). Ma anche il serbo, solitamente pacato e controllato, ha mostrato segni di frustrazione in campo.
Il post-All Star break è stato deludente: record 11-13, umore sotto i tacchi e tensioni palpabili, sia tra i giocatori che ai piani alti. Già a inizio stagione erano circolate indiscrezioni su rapporti sempre più tesi tra Malone e Booth, soprattutto dopo la scelta – fatta dalla dirigenza – di puntare sui giovani, lasciando partire veterani chiave come Kentavious Caldwell-Pope e Bruce Brown, attratti da offerte milionarie altrove.
Michael Malone lascia dopo dieci stagioni, con un record di 471 vittorie e 324 sconfitte, ma soprattutto con uno storico titolo NBA conquistato un anno fa. È stato l’unico allenatore capace di portare Denver sul tetto del mondo.
Calvin Booth, invece, era subentrato tre anni fa a Tim Connelly, l’uomo che aveva costruito, pezzo dopo pezzo, il roster vincente. Ora anche lui paga un progetto che, a un anno dal trionfo, sembra già aver perso identità e smalto.
Licenziare coach e GM a una settimana dalla fine della stagione regolare è qualcosa di rarissimo. Ma questa è la realtà a Denver: nessun nuovo head coach verrà assunto prima dell’estate, e tocca ad Adelman cercare di ricompattare lo spogliatoio e dare un senso alla corsa playoff.
La Western Conference è talmente equilibrata che è impossibile dire dove finiranno i Nuggets e chi sarà il loro avversario al primo turno. Potrebbe essere chiunque tra le prime otto. Ma una cosa è certa: con Jokic in campo, Denver parte sempre con una chance, in ogni serie.
Se i Nuggets vogliono tornare ad essere una squadra che fa paura, servirà il vero Jamal Murray. L’uomo che nella postseason del 2023 aveva affiancato Jokic in maniera perfetta, diventando una delle guardie più letali dei playoff. Il suo stato fisico resta un’incognita, ma la sua tendenza a elevare il rendimento nelle partite che contano non è un mistero per nessuno.
Se il canadese riuscirà a ritrovare anche solo parte di quella versione dominante, Denver potrebbe tornare ad essere una mina vagante che nessuno in Occidente vorrà affrontare.