Jimmy Butler, superstar dei Miami Heat, è stato sospeso dalla franchigia per “condotta dannosa per la squadra” dopo aver richiesto una trade durante una conferenza stampa in seguito alla sconfitta casalinga per 115-128 contro gli Indiana Pacers.
Butler salterà quindi 7 partite per le quali non riceverà nemmeno lo stipendio. Durante l’ormai celebre intervista, Butler aveva dichiarato di aver “perso la gioia di giocare a basket” e, alla domanda se potesse ritrovarla continuando a giocare per i Miami Heat, aveva risposto con un secco “no”.
La decisione di Butler avrà ripercussioni importanti, sia per la squadra che per lui stesso. Il giocatore avrebbe dovuto guadagnare 48,8 milioni di dollari quest’anno, ma le partite perse per la sospensione non verranno pagate, il che significa che ha già rinunciato a diversi milioni.
Per molti, questa mossa sembra inspiegabile, ma la situazione è più complessa di quanto sembri. Jimmy Butler sta giocando una partita a scacchi, sentendosi costretto a questa scelta dall’organizzazione degli Heat.
Il problema di fondo è il contratto: Butler ha solo un altro anno di accordo, un’opzione giocatore per la prossima stagione del valore di 52 milioni di dollari. Nonostante la cifra considerevole, Butler sembra disposto a rinunciarvi perché convinto di poter strappare un contratto pluriennale con un’altra franchigia, del valore di almeno 150 milioni di dollari complessivi.
Miami, dal canto suo, ha già fatto sapere che non intende offrire un rinnovo a queste cifre. Ecco perché Butler sta cercando di forzare la mano, puntando a una squadra disposta a offrirgli certe cifre in estate. Sacrificando qualche milione di dollari adesso, Butler spera di garantirsi un contratto da oltre 150 milioni la prossima estate. Una scommessa rischiosa, ma che potrebbe rivelarsi vincente.
Gli Heat, guidati dall’iconico Pat Riley, sono noti per non cedere facilmente alle richieste dei giocatori e intendono seguire il proprio percorso. Tuttavia, in una lega sempre più dominata dalle superstar, è difficile ignorare una situazione così tesa. Far giocare un atleta che non vuole più essere parte della squadra sarebbe controproducente per entrambe le parti.
In una dichiarazione ufficiale, la franchigia ha confermato che, oltre alla sospensione, è pronta ad ascoltare offerte di trade per il 35enne Butler.
Il giocatore aveva inizialmente indicato quattro destinazioni preferite: Golden State, Houston, Phoenix e Dallas. Tuttavia, forse in preda alla disperazione, Butler ha fatto sapere alla dirigenza che sarebbe disposto a trasferirsi in qualsiasi squadra pur di lasciare Miami. Questa apertura potrebbe semplificare la ricerca di un acquirente, ma restano alcune domande cruciali:
Difficilmente una franchigia ben gestita sarà disposta a sacrificare asset preziosi per poi dover garantire centinaia di milioni a un veterano. Tuttavia, un team in difficoltà o in cerca di visibilità potrebbe vedere in Butler un’opportunità per ottenere un nome di spicco e aggiungere esperienza al roster. Sports Illustrated ha lanciato un’indiscrezione secondo la quale dietro questa mossa di Butler ci sarebbero i Phoenix Suns.
Con la deadline delle trade fissata per il 6 febbraio, Butler ha reso chiaro che la sua priorità è essere ceduto, a qualsiasi costo. Resta da vedere se qualche squadra, magari una in fondo alla classifica, sarà davvero disposta a fare questo azzardo per acquisire l’ex All-Star.