Prosegue la nostra analisi del Draft NBA 2025. Dopo aver esaminato nella prima parte le prime dieci squadre e le loro scelte, è ora il momento di passare in rassegna le successive dieci franchigie.
Quali team hanno colto nel segno e chi invece ha lasciato tutti perplessi con decisioni difficili da giustificare?
Così come accaduto per i Denver Nuggets nella prima parte della nostra analisi, non c’è molto da dire riguardo agli Houston Rockets. La franchigia texana ha ceduto entrambe le proprie scelte nell’ambito della trade che ha portato Kevin Durant a Houston. Inutile quindi emettere un giudizio.
I Pacers centrano ancora il bersaglio con una scelta di secondo giro. Se lo scorso anno Johnny Furphy ha faticato a trovare spazio, Kam Jones ha tutto per diventare da subito un fattore importante, soprattutto ora che Tyrese Haliburton è ai box dopo la rottura del tendine d’Achille subita in Gara 7 delle Finals.
Taelon Peter è un’autentica scommessa. Arriva da un college minore, ha chiuso la stagione da senior con solo 1 assist di media, ma ha tirato col 76% da due e il 45% da tre: numeri irreali, difficilmente replicabili in NBA, ma a questo punto del Draft non ci sono veri rischi.
Il problema con Niederhauser non è tanto il talento, quanto la posizione da cui è stato selezionato. Da lungo ottimo stoppatore, ma debole a rimbalzo e con più palle perse che assist, ci si aspetterebbe una chiamata a fine secondo giro. I Clippers hanno scommesso su di lui al primo. Il paragone con Daniel Oturu (33ª nel 2020) non è rassicurante.
Sanders è un profilo in crescita, ma ha cominciato a fare davvero la differenza solo al quarto anno di college. E questo, storicamente, non è mai un buon segnale per il salto tra i pro.
I Lakers si sono mossi bene, investendo denaro in due trade per risalire fino alla 36ª scelta. Thiero ha numeri difensivi notevoli in termini di palle rubate e stoppate, a testimonianza di un ottimo istinto. Resta da vedere se saprà rendersi utile anche in attacco, dato il misero 28% da tre in NCAA.
Come da tradizione, Memphis ha tentato di risalire la griglia nel primo giro: è la quarta volta dal 2019. Se con Brandon Clarke l’azzardo ha pagato, con Ziaire Williams e Jake LaRavia non è andata altrettanto bene. Quest’anno si è investito per scalare solo 5 posizioni e prendere Coward, che nei nostri ranking era proiettato al massimo al 14° posto.
Small, di nome e di fatto, è un playmaker undersized ma efficiente, mentre Mishack è un profilo da “vecchia Memphis”: non brilla in attacco, ma porta difesa e intensità.
Non è un profilo perfetto: perde troppi palloni, difende poco e non registra molti recuperi o stoppate. Ma scivolare fino alla 20ª scelta dopo essere stato per mesi in top 10 è un’occasione che Miami ha colto al volo. E storicamente gli Heat sanno lavorare molto bene sui prospetti sottovalutati.
A questo punto del Draft nessuno può davvero cambiare il destino di Giannis a Milwaukee. Ma Markovic è un lungo efficiente (61% da due, 37% da tre nella Lega Adriatica) che potrebbe trovare spazio. I bassi numeri difensivi sono però preoccupanti: difficilmente diventerà un rim protector affidabile in NBA.
Minnesota ha messo gli occhi sul futuro successore di Rudy Gobert. Beringer è un centro che non ha bisogno di palloni in mano e si è distinto come ottimo difensore in Slovenia, ma non ha la fisicità del francese. Zikarsky, con i suoi 2,16 m, è un prospetto simile. Entrambi avranno tempo di crescere alle spalle di Gobert.
La trade con cui New Orleans è salita dalla 23ª alla 13ª scelta per prendere Queen potrebbe rivelarsi un errore colossale. L’anno scorso Phoenix fece qualcosa di simile per Mikal Bridges, ma parliamo di un talento ben più affermato. Queen, secondo le nostre proiezioni, non sarebbe nemmeno nella top 30.
Fears alla 7 è una scelta sensata se si guarda solo al valore assoluto. Ma se l’idea era prendere Queen, tanto valeva selezionarlo direttamente alla 7 senza cedere asset. Peavy è un prospetto anziano (5 anni di college), tiratore interessante da tre (40%) ma pessimo ai liberi (66%).
Diawara ha mostrato poco nel campionato francese (5,7 punti di media a Cholet), ma può essere interessante sul lungo periodo. Meglio lasciarlo maturare in Europa, piuttosto che bruciarlo subito in NBA. Scelta intelligente da parte dei Knicks.