La NBA è spesso definita una “players’ league”, cioè una lega dove i riflettori sono puntati principalmente sui giocatori. Salvo rare eccezioni, il lavoro degli allenatori non viene esaltato, soprattutto quando le squadre rispettano o superano le aspettative. Tuttavia, esiste un riconoscimento che premia il lavoro eccezionale di un coach: il prestigioso premio Coach Of The Year (Allenatore dell’anno). Questo trofeo rappresenta, per i tecnici, l’equivalente del premio MVP per i giocatori.
Come accade per tutti gli altri premi individuali della lega, anche il vincitore di questo premio viene scelto dai 100 votanti eleggibili, che esprimono le loro preferenze basandosi su alcuni “criteri non scritti”. In genere, il premio va al coach della squadra con il miglior rendimento o che ha superato nettamente le aspettative, anche se altri fattori come gli infortuni e le proiezioni di inizio anno possono giocare un ruolo significativo.
Se il record di squadra è un fattore chiave per il premio di Coach Of The Year, non deve sorprendere che l’allenatore della squadra con meno sconfitte finora sia attualmente uno dei principali favoriti. I Cleveland Cavaliers guidano la Eastern Conference con un impressionante 33-4, con un margine di 7 vittorie sui campioni in carica, i Boston Celtics. La squadra è proiettata a chiudere la regular season con ben 71 vittorie, un traguardo storico.
Realisticamente, ci si aspetta che i Cavs chiudano intorno alle 66 vittorie, un risultato comunque straordinario, considerando che la squadra non ha stelle in rosa. Per fare un confronto, con lo stesso gruppo di giocatori, J.B. Bickerstaff aveva chiuso con 48 vittorie la scorsa stagione. Incrementare di quasi 20 vittorie è qualcosa di incredibile, specialmente per una squadra che era già competitiva e non ha aggiunto pezzi significativi in estate.
L’unico vero cambiamento è stato l’arrivo di Kenny Atkinson, e l’impatto è evidente. Dopo aver accumulato esperienza come assistente capo di Steve Kerr ai Golden State Warriors, Atkinson ha portato a Cleveland un sistema offensivo positionless ispirato al gioco dei Warriors, trasformando i Cavs nella miglior squadra offensiva della lega.
La grande domanda rimane su come questo successo si tradurrà nei playoff, dove le aspettative saranno altissime. Nel frattempo, Atkinson si è già aggiudicato il premio di Allenatore del Mese per novembre e dicembre, grazie a un avvio di stagione perfetto (15-0) e una striscia vincente di 11 gare consecutive. Attualmente, è il favorito assoluto.
Ime Udoka è una figura controversa, ma il suo talento come allenatore è fuori discussione. Dopo aver guidato i Boston Celtics alle Finals nella sua unica stagione a capo della squadra, il suo mandato si è concluso bruscamente a causa di una vicenda extracampo. Nonostante le difficoltà a trovare una nuova opportunità, i Rockets hanno deciso di scommettere su di lui, una scelta che si è rivelata vincente.
Senza stelle nel roster ma con un promettente Alperen Şengün, Udoka ha trasformato Houston in una squadra solida, capace di competere ogni sera. Questo approccio, tipico di un grande coach, sta dando i suoi frutti: i Rockets sono proiettati a chiudere con 54 vittorie, conquistare il titolo di divisione e forse il secondo seed a Ovest.
In una stagione normale, questi risultati lo renderebbero il favorito per il premio, ma la corsa senza precedenti dei Cavaliers potrebbe metterlo in ombra.
Taylor Jenkins è già considerato uno dei migliori coach della lega, nonostante la giovane età. A soli 40 anni e nella sua sesta stagione con i Grizzlies, ha dimostrato una capacità straordinaria di massimizzare il potenziale della sua squadra, anche in condizioni difficili.
Nonostante gli infortuni e la squalifica di Ja Morant abbiano colpito duramente Memphis, Jenkins è riuscito a mantenere la squadra competitiva. Attualmente, i Grizzlies stanno lottando con i Rockets per il titolo di divisione e il secondo seed a Ovest. Se riuscissero a chiudere davanti a Houston, Jenkins potrebbe avere buone chance per il premio, soprattutto se Cleveland dovesse calare il ritmo.
Jamal Mosley merita una menzione speciale per il lavoro svolto con i Magic, una squadra martoriata dagli infortuni. Con Paolo Banchero, Franz Wagner e Jalen Suggs spesso fuori dai giochi, Mosley ha comunque portato Orlando sopra il 50% di vittorie, dimostrando un’abilità tattica eccezionale.
L’anno scorso Mosley era arrivato secondo nella votazione per l’Allenatore dell’Anno, e una Magic al completo sarebbe una seria candidata per 50 vittorie e il terzo seed a Est. Tuttavia, considerando le difficoltà attuali, è improbabile che questa sia la sua stagione per aggiudicarsi il premio.
Dopo l’esperienza deludente con i Cavaliers, Bickerstaff ha trovato nuova linfa nei Detroit Pistons. Pur avendo una rosa giovane e inesperta, è riuscito a dare alla squadra una direzione, portandola a lottare per i playoff dopo anni di permanenza nella lottery.