Abbiamo raccolto 7 scommesse Antepost davvero audaci, di quelle che a leggerle ti viene da pensare “no, impossibile”, ma che nel meraviglioso caos della NBA potrebbero anche realizzarsi.
Mancano appena due settimane al via della nuova stagione NBA e, come ogni anno, l’attesa è alle stelle. Tra squadre pronte al riscatto, stelle in cerca di consacrazione e rookie da seguire, non mancano le aspettative… e nemmeno le follie.
Oggi, però, vogliamo spingerci un po’ oltre.
Non parleremo di OKC che punta al bis o dell’ennesimo MVP vinto da un giocatore europeo. Qui si parla di roba forte: partite da 80 punti, allenatori licenziati prima di Natale, quadruple doppie e sorprese clamorose ai playoff.
Pronti? Si parte.
Nel business miliardario della NBA, la pazienza non è mai di casa. Le franchigie si aspettano risultati immediati, anche quando gli obiettivi sono fuori portata. E quando i conti non tornano, il primo a pagarne il prezzo è quasi sempre l’allenatore.
Ogni anno c’è chi viene esonerato dopo poche settimane, e non serve andare troppo indietro nel tempo per trovare esempi: nel 2018 i Phoenix Suns licenziarono Earl Watson dopo appena tre partite.
Con metà delle squadre convinte di poter entrare ai playoff, è quasi inevitabile che una partenza negativa farà saltare qualche “testa” illustre a fine novembre.
L’Alieno è pronto a riscrivere la storia. Dopo la scorsa stagione interrotta per un coagulo di sangue, Wembanyama è tornato più forte che mai, e una quadrupla doppia (quattro categorie statistiche in doppia cifra) non è affatto un sogno irrealizzabile.
L’ultimo a riuscirci fu David Robinson nel 1994, ma Wemby ci è già andato vicino: 10 stoppate in una gara, 9 assist in un’altra. Con medie da 24 punti e 11 rimbalzi, basta una partita in cui gli entrino un paio di passaggi extra e qualche stoppata in più… e potremmo assistere al primo quadruple-double dopo oltre trent’anni.
Sembra assurdo, ma non lo è. I Celtics, campioni nel 2024, oggi si ritrovano a pezzi: Jayson Tatum fuori tutta la stagione per la rottura del tendine d’Achille, Jrue Holiday, Porziņģis e Horford ceduti o lasciati andare per ragioni salariali.
Con Jaylen Brown costretto a diventare la prima opzione offensiva, ma senza il talento e la leadership di Tatum, Boston rischia di vivere un anno di transizione.
La squadra potrebbe persino staccare la spina a stagione in corso, concentrandosi sul Draft 2026 in quella che, realisticamente, sarà una stagione di ricostruzione.
Dopo aver smontato pezzo per pezzo il roster del titolo 2021, i Milwaukee Bucks ripartono da Giannis Antetokounmpo e da un supporting cast rinnovato. L’addio di Lillard ha fatto rumore, ma l’arrivo di Myles Turner e la crescita di Kevin Porter Jr. potrebbero sorprendere molti.
Con Giannis in forma e motivato a ricordare al mondo di essere ancora un top 3 player assoluto, Milwaukee ha tutto per chiudere tra le prime tre a Est. Non saranno sempre belli da vedere, ma saranno solidi fisicamente e tremendamente efficaci.
Da anni i Cavaliers vivono lo stesso film: dominano da ottobre a marzo, poi si perdono quando conta davvero.
La coppia Mitchell–Garland incanta a livello offensivo ma si scontra sempre con gli stessi limiti — mancanza di fisicità, poca leadership e difesa ballerina. E nei playoff, dove i ritmi rallentano e le rotazioni si accorciano, queste lacune si amplificano.
La profondità di roster che li rende forti in regular season diventa irrilevante in primavera. Scommettere su Cleveland come favorita a Est? Sconsigliato.
Scommessa forte, ma non del tutto folle. Kevin Porter Jr. è sempre stato un talento purissimo, frenato più dal suo carattere che dal suo gioco.
A Milwaukee, però, ha trovato il contesto ideale: un coach esperto come Doc Rivers, un leader come Giannis, e finalmente minuti da titolare.
Se i Bucks dovessero sorprendere e chiudere tra le prime quattro, è plausibile immaginare due All-Star: Giannis e proprio Porter Jr., che potrebbe viaggiare su cifre da 20 punti, 6 rimbalzi e 6 assist.
I Rockets avevano grandi ambizioni dopo l’arrivo di Kevin Durant, ma l’infortunio al crociato di Fred VanVleet rischia di cambiare tutto. Senza il loro playmaker titolare, coach Ime Udoka dovrà rivoluzionare rotazioni e gerarchie, e in una Western Conference molto competitiva basta poco per scivolare dal 4º al 9º posto.
Houston resta una squadra di talento, ma troppo dipendente dalle condizioni di Durant e dalle prestazioni dei giovani. Basterà un altro intoppo per finire nel play-in invece che tra le contender.
Ogni anno la NBA ci insegna che nulla è davvero impossibile: la realtà supera quasi sempre la fantasia. Queste 7 previsioni forse non si realizzeranno tutte, ma almeno una o due potrebbero davvero sconvolgere l’equilibrio della stagione che sta per cominciare.
E chissà, magari tra qualche mese guarderemo indietro e diremo: “Ve l’avevamo detto.”