Con l’arrivo di agosto, gran parte dei movimenti di mercato estivo sono stati completati. Dopo aver analizzato le cinque squadre che si sono mosse meglio in questa offseason, oggi ci concentriamo sulle cinque firme individuali più azzeccate dell’estate.
Non prenderemo in considerazione le trade né i rinnovi di superstar già sotto contratto (come Doncic ai Lakers o il “big three” di OKC): ci riferiamo invece a role player che erano senza contratto e che sono stati convinti a restare o a cambiare maglia per la prossima stagione.
Si tratta di nomi magari poco noti al pubblico occasionale, ma molto apprezzati dagli appassionati: giocatori che interpretano perfettamente il proprio ruolo e che, nel contesto giusto, possono fare davvero la differenza.
Ecco 5 firme che potrebbero rivelarsi determinanti nella corsa ai Playoff e che vi consigliamo di tenere d’occhio da ottobre in poi.
I Nuggets sono andati vicinissimi a eliminare i Thunder, poi campioni NBA, nonostante una panchina praticamente inesistente. Il peso dell’intera stagione è ricaduto sul quintetto titolare e, quando sono arrivati in affanno agli ultimi possessi, il sogno è svanito. Coach e GM sono stati licenziati prima ancora dei Playoff e il nuovo front office ha già iniziato a sistemare le falle.
L’arrivo di Tim Hardaway Jr. è uno dei tasselli chiave. Veterano con 12 stagioni NBA alle spalle, Hardaway è conosciuto per la sua capacità di segnare in volume e per essere un tiratore affidabile, sia da titolare che uscendo dalla panchina – ruolo che ricoprirà a Denver.
Giocando accanto a Jokic, Hardaway potrà beneficiare di una quantità enorme di tiri aperti, grazie alla visione di gioco del serbo. Per un tiratore come lui, questi sono tiri in allenamento. Se riuscirà a garantire costanza dalla panchina, sarà una vera svolta per i Nuggets, colmando una delle lacune più pesanti della scorsa stagione.
Talento indiscusso, problemi fuori dal campo. Questa è la doppia faccia di Kevin Porter Jr., che a 25 anni ha già cambiato quattro squadre NBA e ha avuto anche un’esperienza all’estero. Il potenziale è sempre stato evidente, ma gli episodi extra-campo ne hanno frenato l’ascesa.
Dopo l’infortunio di Lillard, che ha poi lasciato la squadra, Porter si è trovato improvvisamente con l’opportunità di prendersi in mano i Bucks, diventando il titolare nel ruolo di point guard. Già l’anno scorso, con più minuti, ha fatto vedere numeri importanti al tiro (50% da due, oltre il 40% da tre), mostrando anche ottime letture e atletismo.
Ora avrà spazio, responsabilità e – con il solo Antetokounmpo come altra vera opzione offensiva – la possibilità concreta di emergere come seconda stella della squadra. Potrebbe essere una delle sorprese dell’anno.
Nome poco conosciuto al grande pubblico, ma molto apprezzato dagli addetti ai lavori, Alexander-Walker è uno di quei giocatori che fanno la differenza silenziosamente. A Minnesota è stato determinante, ma l’esplosione sua, di Naz Reid e Randle ha costretto i Timberwolves a fare delle scelte economiche, e lui è stato il sacrificato.
Gli Hawks sono stati bravi ad approfittarne, offrendo un contratto importante e accogliendolo in un contesto dove potrà essere sia creatore di gioco secondario accanto a Trae Young, sia sesto uomo di lusso. Un profilo così sarebbe titolare in tante squadre NBA.
Se Atlanta riuscirà davvero a fare strada nei Playoff, Alexander-Walker potrebbe rivelarsi l’X-factor in grado di cambiare le sorti di una serie.
Ritorno a casa per uno dei protagonisti del titolo 2023. Bruce Brown aveva lasciato Denver solo per una questione salariale, firmando un maxi-contratto con Indiana. Poi lo scambio con Toronto nell’affare Siakam e infine la libera uscita in estate.
I Nuggets lo hanno riaccolto a braccia aperte: conosce il sistema, può giocare da handler secondario, difende duro e porta energia. Dopo un paio di stagioni con pochissima profondità dalla panchina, Denver ha finalmente ricostruito un supporting cast competitivo con Hardaway Jr., Valanciunas e ora Brown.
Un’aggiunta fondamentale per puntare a un altro titolo: l’esperienza e la versatilità di Brown saranno preziosissime nei momenti decisivi.
L’archetipo del perfetto “3&D”: tiri aperti, difesa sull’esterno avversario più pericoloso e presenza silenziosa ma costante. Finney-Smith è tutto questo e anche di più. I Lakers avrebbero voluto trattenerlo ma non potevano competere con le offerte ricevute.
A spuntarla sono stati i Rockets, che lo hanno scelto come ideale sostituto di Dillon Brooks e partner perfetto per Kevin Durant e Amen Thompson. La squadra ha grandi ambizioni dopo l’eliminazione al primo turno dell’anno scorso, e DFS può essere il collante difensivo ed esperto che manca in molti roster giovani.
Non aspettatevi grandi numeri, ma nei Playoff sarà fondamentale: quando conterà davvero, Houston potrà contare su uno dei migliori specialisti della lega.