Oltre al sogno dell’anello, ogni anno in NBA ci sono premi individuali che rappresentano traguardi di prestigio assoluto. Tra questi, il più atteso è certamente il titolo di Most Valuable Player.
Il titolo di Most Valuable Player è un riconoscimento che, tra narrazione, numeri personali e record di squadra, incorona il miglior giocatore della regular season.
Curiosamente, bisogna tornare indietro di ben otto anni per trovare l’ultimo MVP statunitense. In questo lasso di tempo, infatti, la scena è stata monopolizzata dai giocatori internazionali: Jokic, Antetokounmpo, Embiid, Gilgeous-Alexander… e la tendenza non sembra destinata a cambiare presto.
Ecco quindi i 5 candidati non-americani più credibili per sollevare il trofeo dedicato a Michael Jordan nell’aprile 2026.
Il canadese è l’MVP in carica e lo scorso anno ha firmato una stagione perfetta: titolo di miglior giocatore, anello NBA e Finals MVP. A 26 anni non ha ancora raggiunto l’apice della sua carriera e oggi è unanimemente considerato uno dei primi tre giocatori al mondo.
La domanda è un’altra: riuscirà a ripetersi? Vincere l’MVP in due edizioni consecutive è un’impresa riuscita a pochi. I Thunder hanno confermato l’intero roster campione in carica, quindi talento e contesto ci sono. Ma con l’attenzione rivolta soprattutto alla postseason, i votanti potrebbero preferire un volto “nuovo” per il premio.
Per molti è il miglior giocatore del pianeta. Negli ultimi cinque anni ha vinto tre MVP e chiuso al secondo posto negli altri due. Se non fosse per la cosiddetta voter fatigue, probabilmente li avrebbe vinti tutti e cinque.
Con Denver rinforzata dal mercato, Jokic riparte con l’obiettivo di riportare i Nuggets al top della Western Conference.
Il serbo continua a riscrivere la storia: miglior passatore della storia tra i lunghi, costantemente sopra quota 25 punti e in doppia cifra di assist e rimbalzi. Se Denver dovesse chiudere al primo posto a Ovest, la corsa al suo quarto MVP diventerebbe più che concreta.
Predestinato a vincere un MVP sin dal suo anno da rookie, il traguardo manca ancora nella bacheca di Luka. I motivi? La concorrenza spietata (Jokic, Giannis, Embiid, Shai) e la mancanza di continuità fisica e mentale a Dallas.
La trade che lo ha portato ai Lakers al posto di Anthony Davis è stata uno shock: ha perso oltre 100 milioni sull’estensione contrattuale, ma ha finalmente preso sul serio la sua condizione fisica.
Le immagini dall’estate parlano di un Doncic più snello e motivato. Con LeBron a 41 anni, i Lakers sono ormai la sua squadra: se li porterà a un piazzamento da top 4 a Ovest, il premio potrebbe finalmente essere suo.
Il “Greek Freak” ha già due MVP in carriera, ma sembrano passati secoli dall’ultima volta. A 30 anni, è nel pieno della maturità cestistica e resta il volto indiscusso dei Bucks. La squadra è cambiata tanto dal titolo del 2021, ma Giannis continua a garantire cifre da extraterrestre: punti, rimbalzi, stoppate, leadership.
Se Milwaukee dovesse sorprendere in una Eastern Conference meno competitiva del solito, con Antetokounmpo a guidare l’attacco e la difesa, il greco avrebbe dalla sua anche la narrazione perfetta per puntare al terzo MVP.
È l’outsider della lista, ma non per molto. Le sue cifre sono già di livello MVP, manca però la narrazione vincente: gli Spurs devono fare il salto di qualità in classifica. Con lui di nuovo in salute e l’arrivo della scelta Harper, San Antonio potrebbe arrivare vicino alle 50 vittorie e conquistare il fattore campo al primo turno.
In quel caso, a soli 22 anni, Wembanyama diventerebbe non solo candidato credibile ma anche possibile sorpresa assoluta nella corsa al premio. Perché il talento francese è destinato a restare stabilmente in questa classifica per i prossimi dieci anni.
Cinque fenomeni, cinque storie diverse, ma un unico obiettivo: l’MVP 2026. Gli Stati Uniti dovranno ancora aspettare?